Cagliari tra guide turistiche e abusivismo

Guide turistiche, svarioni e allarme abusivismo in Sardegna

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C’è chi ha scambiato il teatro Massimo con il Lirico e chi Santa Chiara, la chiesa che si affaccia sulle scalette di fronte al mercato, per una moschea. Qualcuno ha visto nella statua di Carlo Felice, nel Largo, la figura di Gigi Riva. Svarioni di guide turistiche improvvisate a Cagliari. Ma non solo nel capoluogo.

Gli abusivi, i cosiddetti “illegali” che raccontano i siti di interesse storico, artistico, culturale, illustrano le strade, spiegano i siti nuragici, senza avere alcun titolo, sono in tutta l’Isola: senza abilitazione e tesserino. E, spesso, anche con poche competenze.

“Le guide turistiche sono il trait d’union tra i turisti e il luogo che viene visitato, rappresentano l’elemento fondamentale della produzione turistica. Invece spesso vengono considerate come l’ultimo anello della catena”, afferma Michela Mura, presidente Argts, l’associazione regionale guide turistiche Sardegna.

Sono oltre duemila le guide turistiche iscritte al registro regionale. Di fronte al fenomeno dell’abusivismo (con tassisti o autisti di pullman che si improvvisano guida turistica), le guide, quelle vere e abilitate, hanno organizzato un convegno a Cagliari, “La professione di guida turistica in Sardegna”: chiedono a Regione e Governo la tutela della loro professionalità.

“In Sardegna è sufficiente possedere una laurea e svolgere un tirocinio presso una qualsiasi associazione o agenzia di viaggio per ottenere il patentino. Altrove, invece, le certificazioni vengono rilasciate dalle associazioni di categoria e i tirocini vengono fatti e controllati dalle guide già patentate”, afferma ancora la presidente di Argts.

Da qui l’appello alla Regione affinché “scriva una nuova legge che fissi criteri più stringenti per ottenere l’abilitazione”, aggiunge. “La guida turistica ha un grande valore intrinseco”, risponde Francesco Morandi, assessore regionale al Turismo. “E’ la porta dell’accoglienza, per questo motivo le guide devono essere figure professionali. La Regione, data la competenza dello Stato nel fissare i principi generali sulla materia, si deve muovere con cautela per evitare di incorrere in impugnazioni. Per questo motivo il margine è ridotto”, aggiunge.

Qualcosa, però, va fatto. “Il sistema dei controlli, per esempio, così com’è non funziona”, dice ancora Morandi. La legge regionale del 2006 attribuisce ai Comuni (quindi alla polizia municipale) il compito di effettuare i controlli e imporre le sanzioni. “I Comuni non ce la fanno”, spiega ancora Morandi, “ecco perché occorrerebbe attribuire il potere sostitutivo alla Regione”.

In questa direzione si muove la proposta di legge (primo firmatario Piero Comandini, Pd) che sarà depositata la prossima settimana. Tre sono i tasselli su cui poggia: il trasferimento dei controlli in capo alla Regione, requisiti più stretti per l’accesso alla professione (la conoscenza di almeno due lingue), la creazione di una Commissione di valutazione per il rilascio del patentino.

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