Il nuovo decreto per il sostegno alle imprese dà “risposte parziali rispetto alla profondità ed alla pervasività dell’impatto della nuova fase della pandemia su tanta parte del terziario di mercato, a partire dalla filiera del turismo”. Questo il commento sul provvedimento approvato in Consiglio dei Ministri da parte di Confcommercio, per la quale la dotazione di circa un miliardo a sostegno delle imprese più colpite dalla recrudescenza della pandemia “rende oggettivamente debole la capacità di misure pur interessanti di contrastare gli effetti economici e sociali della pandemia che si incrociano con l’impennata dei prezzi dell’energia. Tra l’altro, l’accesso ai ristori per il commercio al dettaglio è previsto solo per imprese con fatturato 2019 non superiore ai 2 milioni di euro. Giusta, invece, l’estensione del credito d’imposta sulle rimanenze finali di magazzino al settore del commercio moda. In uno scenario economico estremamente difficile ed incerto, colpiscono poi, in particolare, il mancato accoglimento della richiesta di un nuovo ciclo di ‘cassa Covid’ e il ricorso al meccanismo oneroso del Fondo di integrazione salariale, per alcuni settori del terziario di mercato e fino alla conclusione del periodo emergenziale, sia pure scontato del contributo di finanziamento previsto in caso di utilizzo”.
Per Confcommercio, in ogni caso, “con circa 350 milioni per il turismo, con circa 390 milioni per il commercio al dettaglio e per le attività chiuse o particolarmente colpite dall’emergenza epidemiologica e con circa 100 milioni per le attività della cultura non si va lontano. Così come non si va lontano con i 230 milioni, di cui soltanto 100 aggiuntivi, destinati al solo trasporto terrestre. Vanno rapidamente e decisamente rafforzate risorse e misure, anche sul versante delle moratorie fiscali e creditizie”.
Per quanto riguarda invece le misure di contrasto al caro-energia, “bene la riduzione degli oneri di sistema per il primo trimestre 2022 in favore delle pmi. Ma resta confermata l’urgenza di un piano d’azione strutturale comprensivo, tra l’altro, della riforma dell’impianto della bolletta elettrica, delle scelte per la riduzione della dipendenza dalle forniture estere e delle misure per compensare gli impatti negativi dell’aumento dei prezzi dei carburanti sulla filiera del trasporto e della logistica”.
La Confederazione conclude esprimendo preoccupazione per “le anticipazioni circolate in merito alla copertura finanziaria degli interventi volti a contrastare il caro-energia anche attraverso l’eliminazione di talune agevolazioni in materia di accise sui prodotti energetici per alcuni comparti dei trasporti particolarmente esposti alla concorrenza internazionale. Se confermate, rappresenterebbero un pericoloso precedente che potrebbe mettere a rischio la competitività di un settore strategico”.
“Il set di interventi e misure che il decreto legge ha attivato per il turismo recepisce alcune delle richieste che Confturismo sollecita da tempo, ma è solo un punto di partenza. Giusta, quindi, la direzione ma è una riposta parziale e le risorse stanziate sono decisamente scarse”. Così Confturismo, secondo la quale “non può esaurirsi qui l’azione di governo a sostegno di uno dei settori maggiormente colpiti dalla pandemia e che rappresenta un vero asset strategico per il Paese. Credito d’imposta sugli affitti, intervento straordinario, quasi a costo zero, degli ammortizzatori sociali, nuove erogazioni per le imprese che dovrebbero arrivare dal rafforzato Fondo unico per il turismo, sono tutte azioni importanti, ma non esauriscono la nostra short list che include esenzione Imu, proroga delle moratorie sui crediti, riapertura ampia ai flussi internazionali e altro ancora”.
La Confederazione delle imprese del turismo aderenti a Confcommercio prosegue sottolineando che “con le poche risorse disponibili si è fatto ciò che era possibile, ma traguardare gli interventi a tre mesi può essere solo un punto di partenza, considerato che la domanda, nella migliore delle ipotesi, segnerà incrementi apprezzabili solo a partire dal secondo semestre. Per il turismo la cosiddetta ripresa del 2021 non è mai arrivata, e si allontanano le prospettive per il 2022”. Il presidente Luca Patanè, infine, reclama l’assunzione immediata di due impegni importanti da parte del Governo:
- l’emanazione, consultando le imprese, della “consistente mole di decreti, bandi e atti necessaria a sbloccare le risorse stanziate, anche sui capitoli del Pnrr”;
- una nuova manovra, basata su uno scostamento di bilancio, che metta il turismo al centro. Servono “soldi freschi e veri, non le briciole di disponibilità residua che troviamo su questo decreto. L’ordine di riferimento sono i miliardi, non i milioni, per un settore che può davvero far tornare a volare l’intera economia del Paese”.
“Nel provvedimento vengono dimenticate le professioni che appartengono alle stesse filiere interessate dai ristori. I professionisti non possono essere lasciati indietro, avendo subìto comunque forti riduzioni del fatturati”. Così Confcommercio Professioni, la cui presidente Anna Rita Fioroni aggiunge: “sono partite Iva a tutti gli effetti anche se non iscritti al registro delle imprese, come ad esempio i professionisti dei settori dell’organizzazione di feste e cerimonie e del turismo o come le guide e gli accompagnatori turistici”. “Ci auguriamo – conclude – che si ponga rimedio estendendo alle professioni l’operatività delle misure introdotte”.